Luigi « Gigi » Candiani est né à Mestre en 1903.
Il a fréquenté l’école d’art « Ticozzi » de Mestre, sous la direction du professeur Urbani De Gheltof.
En 1926, il participe à la première exposition d’art organisée dans la ville. De 1929 à 1961, il expose à toutes les expositions organisées par l’Opera Bevilacqua La Masa et d’autres manifestations artistiques prestigieuses (quatre éditions de la Quadriennale de Rome, et trois éditions de la Foire internationale d’art de Venise), ainsi que de nombreux prix. Il ya aussi de nombreuses rétrospectives organisées en Italie et à l’étranger après sa mort.
Ses œuvres montrent principalement des paysages, en particulier de la Vénétie (Lagune de Venise et de Trévise, mais aussi, Padoue et Vicence) avec des références aux impressionnistes.
Luigi « Gigi » Candiani est mort en 1963, une place de Mestre porte son nom.
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Gigi Candiani, pittore autodidatta, s’inserisce per pura passione nel movimento spontaneo che trova nella natura la possibilità di una ricerca di stati d’animo e di un “ritrovamento di se stessi nell’arte”, nel solco del grande insegnamento dell’Impressionismo. Luigi Candiani, meglio conosciuto come Gigi, è idissolubilmente legato alla città di Mestre essendovi nato nel 1903 e morto nel 1963.
Dal punto di vista artistico, Gigi Candiani inizia i suoi studi presso la Scuola d’Arte “Ticozzi” di Mestre con professore Giuseppe Urbani De Gheltof. I luoghi dei soggetti dipinti nei suoi lavori spaziano da Venezia, a Treviso, a Padova fino a Vicenza. La prima mostra è avvenuta nell’anno 1926.
Luigi Candiani partecipa inoltre alle collettive dell’Opera Bevilacqua La Masa dal 1929 al 1961, a quattro edizioni della Quadriennale di Roma ed a tre edizioni de La Biennale d’Arte di Venezia.
Come scrive Paolo Rizzi in un saggio, il Maestro è un caso a sé nella pittura veneziana. Pur legato per taluni versi al gruppo di Burano, e quindi ai pittori di Palazzo Carminati ed allo stesso Semeghini, Gigi Candiani rappresenta il momento “povero”, cioè francescanamente più puro, nella pittura lagunare di paesaggio.
Vissuto sempre a Mestre, umile fornaio ma uomo di straordinaria sensibilità, si avvicinò al gruppo di Burano in modo discreto e gentile, imparando a cogliere la luce, i colori della natura. Oggi è considerato il cantore più sereno di un ritorno cosciente nella natura.
Qual’era il suo segreto? Forse la purezza di spirito. Infatti nessuno più di lui è riuscito a rendere plausibili certi cieli sfumati nel rosa e nel celestino, certi ricami freschissimi di orti e vigneti, certe gradazioni di rossi, verdi, blu.
ll cantore della natura, della poesia, della serenità e della semplicità. Quando morì, nel giro di pochi anni venne indicato come un maestro; non a caso tutta Mestre si identificò nei colori gentili e puri di Candiani, simbolo di una fuga dalla civiltà industriale.
Il critico Giuseppe Marchiori afferma: “un evaso dal presente in una celestiale serenità, che lo avvicinava, per affinità ideali, a certi monaci “alluminatori”, interpreti di limpidi cieli luminosi e di verdi prati smeraldini, sui quali incombe il silenzio della moltitudine immensa delle cose”.
Invece Ivo Prandin scrive: “per Candiani la fioritura era portatrice di un’intima gioia che gli provocava uno dei suoi rari sorrisi e annunciava, come un segnale inequivocabile, che il suo “letargo” invernale, che lo costringeva alla quasi totale inattività, si poteva considerare concluso”.
Mentre Vittorio Felisati, che ha studiato con Candiani sotto la guida di De Gheltof, racconta: “quando andava a dipingere sui Colli Euganei, Gigi prendeva il treno a Mestre, vi caricava la bicicletta e poi, arrivato alla stazione del paese che aveva scelto, la riempiva con le sue famose tavolette di compensato, con la cassetta dei pennelli e così combinato, pedalava finché non trovava il posto che gli piaceva. Qualche volta incontrava anche il pittore Disertori”.
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Alla mostra del 1963, il terzo Premio « Giorgione » per il Paesaggio veneto, assieme a Licata (si veda la scheda successiva), venne assegnato a Luigi Candiani per il dipinto qui presentato, quindi acquisito dalla Raccolta Comunale ed oggi in buono stato di conservazione. Il pittore espose altre due opere.
La formazione artistica di Candiani è stata strettamente legata ai pittori che tra le due guerre, soprattutto nel cenacolo di Burano, portarono avanti la tradizione pittorica di Ca’ Pesaro. La concezione, infatti, del paesaggio montano di Rizzios si mostra nella composizione piuttosto conformista, con la scoperta intenzione di « ritrarre » dal vero gli elementi da rappresentare in una prospettiva che, gradualmente, in successivi piani di profondità, si conclude con la cortina delle montagne sullo sfondo. La vera novità nella pittura di Candiani è la soluzione cromatica orchestrata nel suo lavoro, frutto di un’attenta meditazione sulla pittura di stampo impressionistico. Infatti, la resa paesaggistica acquista fascino e suggestione nel vibrante alternarsi delle tonalità del colore, steso con pennellate scarne che giocano ritmiche sia con le stesure sottostanti sia col far tenuemente affiorare la superficie di fondo della tavola.
Nel 1984 l’opera venne chiesta per essere esposta alla mostra dedicata all’artista dal Comune di Forno di Zoldo; mentre, per una mostra-omaggio, nel 1985 fu il Comune di Pieve di Cadore a richiederla.
In una schedatura, fatta probabilmente subito dopo il Premio Giorgione, vi è stata erroneamente inserita la foto di un altro dipinto di Candiani, mentre tutti i dati tecnici riportati si riferiscono all’opera qui descritta.